L’acquisizione di VMWare da parte di Broadcom è finalmente completata, a distanza di circa 18 mesi dall’annuncio iniziale. Un affare tanto travagliato quanto quello che ha unito Microsoft e Activision, potremmo dire, e più o meno della stessa magnitudine – sul campo il chipmaker ha infatti messo la bellezza di 61 miliardi di dollari, oltre a farsi carico di un debito pregresso da 8 miliardi da parte di VMWare. Se n’è parlato meno per ragioni piuttosto banali – entrambe le aziende operano in un mercato un pochino più lontano da quello in cui si muove il consumatore/utente finale, decisamente più affine ai videogiochi che alle infrastrutture internet.
Broadcom è uno dei chipmaker più grossi al mondo, e crea tutta una serie di prodotti indispensabili per server e datacenter, come per esempio le interfacce di rete; VMWare è invece una delle aziende leader nel mondo della virtualizzazione, pratica estremamente diffusa proprio per gestire e operare i server e datacenter di cui sopra. Insomma, una fusione dei due colossi aveva perfettamente senso, ma le autorità antitrust più importanti al mondo hanno voluto assicurarsi che non ci fosse un rischio troppo grosso di creare un monopolio.
Come spesso accade quando si parla di Big Tech, l’Unione Europea è stata uno degli ostacoli più difficili da superare: ha richiesto garanzie concrete contro la limitazione della compatibilità di VMWare con l’hardware di altri produttori e contro la creazione di bundle esclusivi hardware/software. Broadcom, che negli anni passati aveva anche tentato di comprare Qualcomm senza riuscirci, aveva comunque ottenuto l’approvazione dell’UE già quest’estate, grazie ad alcune concessioni strategiche.
L’ultimo ostacolo rimasto era la Cina, che ha dato la propria approvazione proprio nelle scorse ore dopo aver imposto alcune ulteriori condizioni a Broadcom sulle politiche di vendita locali – anche qui si tratta per lo più di garantire che VMWare funzioni con l’hardware dei produttori più diffusi in Cina. Si completa così una delle acquisizioni più grosse non solo del settore tecnologico, ma di sempre.