Check Point Software Technologies propone quattro consigli che le aziende possono mettere in pratica per prevenire efficacemente gli attacchi criptomining.
Come già riportato in più occasioni, l’aumento del valore delle criptovalute ha incentivato gli hacker a colpire le CPU delle loro vittime per attività di mining di criptovalute. Secondo i dati di febbraio di Check Point Software Technologies questi attacchi di tipo criptomining hanno raggiunto una quota impressionante.
In generale, la piaga del mining di criptovalute sta influenzando le aziende di tutto il mondo tra consumo di preziose risorse del server, produttività dell’utente ridotta e impatto negativo sulla reputazione aziendale e sulla soddisfazione del cliente. Di fronte a questo scenario Check Point segnala quattro fondamentali tecniche che le organizzazioni possono adottare per prevenire efficacemente gli attacchi di criptomining.
Aggiornamento di tutti i sistemi e le applicazioni
L’installazione di una patch è sempre una buona pratica e può aiutare a prevenire molti attacchi di mining e non solo. Se non lo si fa già, è necessario implementare processi di patching solidi e complete nell’ambiente IT. Sfortunatamente però, raggiungere il 100% di patching e hardening in tempo reale di tutti i sistemi è irrealizzabile per la maggior parte delle organizzazioni. Inoltre, le patch non possono proteggere dagli attacchi che sfruttano vulnerabilità sconosciute o zero-day.
Implementare patch virtuali con un sistema di IPS
La tecnologia Intrusion Prevention Ssystem fornisce un livello di patch virtuale a tutti i sistemi, i server e gli endpoint aziendali. Un IPS efficace può prevenire la stragrande maggioranza degli attacchi di mining bloccando i tentativi di sfruttamento dei vostri sistemi, anche se non sono completamente protetti dalle patch.
Check Point Software Technologies ha potenziato il proprio IPS con specifiche protezioni nei confronti del mining di criptovalute. Queste difese forniscono una copertura completa contro le tecniche più diffuse utilizzate dagli attacchi di mining che colpiscono server e sistemi. Sono state aggiunte anche protezioni IPS per tutelare gli utenti, bloccando le pagine web che contengono JavaScript di mining.
Utilizzo di protezioni avanzate contro gli attacchi zero-day
Un recente studio condotto da Check Point ha scoperto che un singolo hacker ha guadagnato 3 milioni di dollari tramite il mining di Monero. Questi guadagni inattesi portano a utilizzare tecniche hacker sempre più sofisticate. In effetti, si può vedere un chiaro trend di questi attacchi, i quali diventano più difficili da rilevare e prevenire attraverso l’uso di protezioni convenzionali.
La prevenzione più forte si basa su tecnologie come il sandboxing, che non richiede firme e può identificare qualsiasi malware sconosciuto e zero-day, incluso il malware per il mining più evasivo.
Proteggere gli asset cloud
Gli attacchi di mining potrebbero colpire anche i server cloud. La capacità di auto-scaling del cloud si adegua perfettamente all’infinita sete di potenza della CPU dell’hacker. Dato che un malware di mining consuma tutta la potenza disponibile della CPU, la piattaforma cloud genererà automaticamente più istanze, consentendo all’infezione di ottenere un’enorme scalabilità a spese della vittima.
Il cloud apre inoltre ulteriori vettori di attacco. Il recente attacco di mining ai server cloud di Uber è stato infatti ottenuto utilizzando un’acquisizione dell’account. I dati della ricerca di Check Point mostrano che il 54% delle violazioni del cloud inizia in questo modo. Attraverso questo tipo di attacco gli account cloud vengono violati dagli hacker che ottengono o indovinano le credenziali di accesso. Una volta che un utente malintenzionato ha le credenziali del cloud, è facile per lui infettarlo con dei malware di mining (o qualsiasi altro).